Campi di Ricerca

Metodo Sperimentale

Il Metodo Sperimentale Pizzigoni è al centro degli studi e della documentazione del Fondo Pizzigoni

Metodo

mè·to·do
sostantivo maschile

Procedimento atto a garantire, sul piano teorico o pratico, il soddisfacente risultato di un lavoro o di un comportamento.

“Il Metodo Sperimentale deve essere la norma generale del maestro, e credo di aver dimostrato come debba formare, dirò così, l’atmosfera della nuova scuola”.

Giuseppina Pizzigoni

G. Pizzigoni, La Scuola Elementare Rinnovata secondo il Metodo Sperimentale, 1913, 79.

CAMPI DI RICERCA

Il Metodo Sperimentale

La Pizzigoni intende l’insegnamento come apprendimento oggettivo. Infatti si apprende sempre qualcosa, esiste quindi un oggetto di cui ci impossessiamo e che diviene sia scopo che messo di insegnamento.

Ci si rende conto di avere imparato quando in noi si forma una immagine chiara degli oggetti sui quali si ferma la nostra attenzione. Avviene una trasformazione importante della teoria nella pratica. Il concetto si trasforma in oggetto e l’oggetto si definisce nella teoria.

G.Pizzigoni, L’insegnamento oggettivo, 1929, p. 3.

INSEGNAMENTO OGGETTIVO

Oltre ogni formalismo del conoscere

L’insegnamento oggettivo, il Metodo Sperimentale, l’esperienza psico-fisica dello scolaro, i laboratori, la scuola all’aperto, la formazione del carattere del bambino sono gli aspetti originali della Rinnovata, che si oppongono al verbalismo, allo studio per l’esame più che per la vita, alla collezione di parole invece che ai fatti da osservare.

Il rinnovamento del metodo, che poggia sulle conclusioni di Leonardo e di Galileo è dunque patrimonio italiano” (G. Pizzigoni, La Scuola Elementare Rinnovata secondo il Metodo Sperimentale, 1913, 24).

Il riferimento a Leonardo e a Galileo, ad Aristide Gabelli e al positivismo italiano è chiaro. Altrettanto evidente appare il richiamo all’idealismo nel riconoscimento dell’idea pedagogica che sprigiona la concezione pedagogica “universalmente attuata” e che fonda il rinnovamento sul “principio di Verità” costituito da idee e cose, corpo e spirito.

Fatti ed esperienza

Secondo Giuseppina Pizzigoni è necessario uscire dal “mondo delle parole” ed entrare nel “mondo dei fatti”.

Questa visione diviene il motivo dominante di tutto l’insegnamento basato sul Metodo Sperimentale della Rinnovata Pizzigoni. Nasce una scuola concepita in modo da rispondere all’esigenza di far parlare i fatti fino a saper tirar fuori dagli stessi il significato dell’educazione, e su tale significato si costruisce il discorso pedagogico.

La maestra, il maestro sceglie i fatti educativi ed assolve al suo compito prioritario di condurre la bambina, il bambino ad osservare, esaminare, prendere quei fatti per orientare la propria mente. Parliamo quindi di un apprendimento ordinato che diventa fonte di vita.

 

La cultura sperimentale nella formazione degli educatori

Nella Milano del primo Novecento l’insegnamento oggettivo teorizzato da Giuseppina Pizzigoni non si può interpretare, se non per qualche tratto sparso, all’interno del modello della pedagogia e della psicologia sperimentale di Ugo Pizzoli, fondatore, nel 1906, dell’Istituto di Psicologia Sperimentale.

Nella scuola di perfezionamento per gli insegnanti, l’Istituto di Psicologia Sperimentale diventa immediatamente un punto di riferimento sicuro e riconosciuto per la formazione dei giovani desiderosi di progredire nella scienza pedagogica.

Il Comune di Milano, le scuole, i servizi educativi pubblici trovano nell’Istituto di Psicologia Sperimentale di Ugo Pizzoli la risposta giusta ai bisogni di conoscenza scientifica di maestre, maestri e dirigenti.

Ben presto le istituzioni pubbliche della metropoli lombarda possono promuovere i corsi di formazione ai quali anche Giuseppina Pizzigoni partecipa maturando un proprio pensiero sul rinnovamento della scuola, infatti comprende il valore dell’apporto delle discipline biologiche e psicologiche alle scienze pedagogiche per poi portare il suo contributo originale. Nel 1907 visita Les écoles en plein air e comprende da dove cominciare.

METODO SPERIMENTALE

Tempio la Natura, Scopo il Vero, Metodo l’Esperienza

Secondo Giuseppina Pizzigoni sperimentale vuol dire che il principio base dell’apprendimento deve essere l’esperienza individuale, l’osservazione diretta dei fatti e delle cose attraverso i sensi. Ad essa seguono, poi, l’intuizione e le operazioni intellettive, di visione dell’insieme e della riflessione.

Educare secondo il metodo sperimentale significa, perciò, far agire il bambino affinché crei egli stesso il mondo, perché dalle impressioni che riceve, sotto la spinta dell’interesse personale, tragga le sue conoscenze e le norme di vita che staranno alla base di personalità e carattere.

Cfr. Opera Pizzigoni, La “Rinnovata”. La Storia di una scuola…una scuola nella storia, Milano, 1996.

OSSERVAZIONE E SPERIMENTAZIONE

La natura del Metodo

Il Metodo Sperimentale Pizzigoni è un processo continuo costituito da osservazioni e da esperimenti. Il Metodo Sperimentale implica operazioni di induzione e di deduzione che corrispondono al metodo naturale da seguire nella scuola. Non c’è nulla di artificiale ed estraneo alla vita. Le attività che si propongono fanno parte della quotidianità e rispondono ai veri interessi degli alunni.

Nella idea pedagogica di Giuseppina Pizzigoni tanto l’osservazione che l’esperimento si svolgono con insegnanti che sono di esempio, guida ed aiuto. Tuttavia, non vanno dimenticati il sentimento e la spinta ideale, la fede. L’educazione completa raccorda la materia alla spirito e conduce l’alunno a comprendere il valore del lavoro umano.

L’atmosfera della scuola

Le diverse materie di insegnamento trovano norme particolari per la messa in pratica del Metodo Sperimentale. Giuseppina Pizzigoni parte da domande classiche e cerca le risposte che diano la dimostrazione dei procedimenti scientifici da far sperimentare ai bambini.

A scuola in genere si afferma che le piante per crescere hanno bisogno di luce, umidità e calore. La scuola che usa il Metodo Sperimentale permette che il bambino metta alcuni semi nell’acqua ed altri semi senza acqua e che tocchi con mano che cosa succede. Si accorge della necessità dell’acqua. Capisce l’importanza della luce ponendo le piantine al sole e al buio. Verifica l’effetto del calore nei bulbi di giacinto messi in inverno parte all’aperto e parte vicino al termosifone.

Apprendere osservando

Come si fa ad esempio a dare la nozione del peso dei vari liquidi? La descrizione è ripresa da Pier Francesco Nicoli: “Dopo aver detto che i liquidi hanno diverso peso, si fa studiare agli scolari un elenco in cui i vari liquidi siano messi in gradazione rispetto appunto al loro peso. Sa meglio, chi ha migliore memoria.

Il Metodo Sperimentale invece porta il ragazzo a osservare che se egli mette in un bicchiere una certa quantità di acqua e poi una certa quantità di spirito, questo sta a galla, e così succede se all’acqua unisce l’olio, mentre ciò non avviene se all’olio unisce lo spirito.

Se poi introduce nel bicchiere in cui ci siano acqua e spirito nelle proporzioni valutate una goccia d’olio, questa rimane a metà come sospesa; laddove se aggiunge acqua la goccia va in su, e se aggiunge spirito la goccia va in giù. ed esperimenti simili si fanno col vino, col latte, col petrolio, col mercurio, e via. Alla fine di tali esperienze tutti gli scolari sanno”.

(P. F. Nicoli, Storia della scuola Rinnovata secondo il metodo sperimentale, 1947, 54).

Materiali pedagogici Metodo Pizzigoni | Fondo Pizzigoni Scuola dell'Infanzia

L’insegnamento sperimentale della lingua

Il Metodo Sperimentale nell’insegnamento della lingua è chiaramente descritto da Giuseppina Pizzigoni.

Il bambino che vive nella scuola che adotta il Metodo Sperimentale trova un ambiente nel quale impara sperimentalmente i vocaboli di cui ha bisogno per parlare, scrivere, ragionare.

Egli vede concretamente le cose e le adopera costantemente quando per esempio si esercita in vari lavori manuali. Apprende così per via sperimentale i verbi e le relazioni di spazio e di tempo, anche in lingue diverse dalla materna.

PEDAGOGIA ATTIVA

Discorso, azione, metodo, tecnica dell’educazione nuova

Intendiamo per pedagogia attiva lo studio dell’educazione che ri riferisce a visioni del mondo, a concezioni dell’infanzia, a scuole di pensiero, a organizzazioni scolastiche sistematizzate in un corpus di teorie, concetti, strategie, esperienze, movimenti che raccogliamo a posteriori quale risultato di un progressivo cambiamento del modo di porre l’educativo nella scuola e nella società. Fanno parte della pedagogia attiva tanto l’attivismo pedagogico quanto l’educazione nuova, tanto le scuole nuove quanto la scuola attiva, tanto le riforme curriculari quanto il rinnovamento dei percorsi formativi, tanto l’attualismo quanto l’anelito ultramondano, tanto il pensiero personalista quanto il pensiero sperimentale, tanto i principi quanto le pratiche, tanto la materia quanto lo spirito.

La pedagogia attiva è il discorso, l’azione, il metodo, la tecnica dell’educazione nella quale si delinea la convinzione profonda che attraversa tutte le culture del mondo, nel tempo e nello spazio, secondo la quale educare significa creare in continuazione. L’essere che viene al mondo sprigiona l’atto di liberazione insieme con gli altri, in un movimento perpetuo di emancipazione, nel quale egli concretizza le proprie legittime aspirazioni umane nella società dell’accoglienza.

L’attivismo è un termine usato in un primo momento nell’ambito filosofico e in quello teologico per designare le correnti di pensiero nelle quali si ravvede il primato dell’attività pratica sulla speculazione teoretica. Pierre Bovet (1878-1944) parla presto di “scuola attiva” e viene subito seguito da Adolphe Ferriére (1879-1960) il quale trova nell’espressione la giusta collocazione delle “scuole nuove”.

Le origini del movimento in Europa

Nel 1899 A. Ferriére fonda il Bureau International des Écoles Nouvelles (BIEN) mentre nel 1912 P. Bovet fonda l’Institut J.-J. Rousseau e nel 1925 il Bureau International de l’Èducation (BIE). Con vario apporto, partecipano alla svolta del secolo anche Édouard Claparède (1873-1940), John Dewey (1859-1952), Giuseppe Lombardo Radice (1879-1938).

Il movimento educativo delle scuole nuove nasce il 6 agosto 1921 a Calais con la fondazione della Ligue Internationale d’Éducation Nouvelle (LIEN) alla quale seguono: la diffusione dei 30 punti della scuola e la creazione nel 1922 della rivista Pour l’Ere Nouvelle. Dopo la seconda guerra mondiale, il movimento dell’educazione nuova ispira, in qualche misura, la riforma dei sistemi educativi. Célestin Freinet (1896-1966) è tra i maggiori promotori del cambiamento con risonanza mondiale ed intensa produzione scolastica ampiamente documentata in forma multimediale. 

La Scuola attiva è la forma di educazione che si sta costituendo in funzione di questa nuova èra, verso la quale cammina l’umanità pensante. Le scienze della materia e le scienze dello spirito si uniscono per indicarci la via da seguire; anzi ci obbligano a seguire questa via, sotto pena di fallimento materiale e morale” (Ferrière A., Trasformiamo la scuola, Firenze, La Nuova Italia, 1952, p. 212).

Attivismo e puerocentrismo

I caratteri essenziali della scuola nuova o attiva sono sinteticamente due. In primo luogo, va sottolineata la promozione dell’attività personale dell’alunno, con una limitazione degli interventi normativi esterni, ridotti all’indispensabile, in questo senso l’attivismo confluisce in un accentuato puerocentrismo che ha generato diverse critiche. In secondo luogo, nell’attivismo si trova la traduzione del pensare nel fare, in senso pragmatico ed operativo con una forte esaltazione del lavoro manuale, causa anche di fraintendimenti (cfr. M. Laeng in Nuovo lessico pedagogico, La Scuola, Brescia, 1998, pp. 67-68).

Il protagonismo dell’alunno nella scuola non disconosce il valore del suo sviluppo. È, infatti, da mantenere alto l’impegno alla formazione di una personalità integrale che partecipa pienamente dei valori umani fondamentali. L’attivismo in alcuni casi resta confinato nello spontaneismo vago, in altri casi fa propria la scoperta del vero, la conquista del bene, la produzione del bello, la ricerca del giusto e conduce l’alunno alla propria autonomia.

Il giudizio sull’attivismo, per un verso, rende merito ai pionieri della ricerca scientifica sull’essere del bambino e del suo sviluppo bio-psico-fisico-sociale e, per altro verso, permette di comprendere la giusta proporzione tra domande dell’educare attente alla concretezza esistenziale della persona umana ed esigenze di raccordo tra la costruzione sistematica del sapere pedagogico e la realizzazione di una lungimirante pedagogia della scuola.

SCUOLA MONDO

La scuola è il mondo

I caratteri della scuola del popolo e di scuola completa si trovano espressi nella concezione della scuola che è mondo. Il mondo è inteso come vita vera, ambiente nel quale si osserva e si sperimenta.

L’idea principale consiste nel rendere la scuola stessa un mondo di vita vera. Il mondo esterno entra nella scuola quando non si lascia fuori della porta del cancello d’ingresso nell’edificio. La scuola è il mondo.

Il mondo è ambiente per la scuola

Il mondo si va a cercare per farlo diventare esso stesso scuola. Allora si comprende come tutto è nella scuola fonte di educazione.

La natura, la vita sociale si conoscono e si riconoscono nella scuola, sono la quotidianità nella quale si impara a partecipare mettendo in atto relazioni che introducono alla prima conoscenza della vita futura. Si apprendono il senso della bellezza e il significato della necessità. Il mondo è ambiente per la scuola.

Il principio del vero

Secondo la concezione di Giuseppina Pizzigoni, il bambino ha bisogno di impressioni che scaturiscono da fatti veri, dalla vita attiva e di relazioni con cui comunica con gli altri.

Il bambino è artefice di creazioni continue. Quello che il bambino sperimenta diviene fonte di educazione a scuola.

In questa progressiva crescita, la famiglia è parte integrante del processo in quanto partecipa attivamente e consapevolmente allo stesso.

Scuola come vita

Un altro concetto importante descritto da Giuseppina Pizzigoni è quello della scuola come vita sulla quale interviene il maestro che ne diventa interprete attento e solerte.

Nella scuola tutti possono essere insegnanti non solo il maestro di classe. Il commerciante, il contadino, il bancario, l’industriale e il fantino. Diverse persone possono entrare in contatto con i bambini. Possono fare una lezione alla quale assiste anche il maestro. In seguito il maestro diviene l’interprete attivo dell’insegnamento di arti e mestieri presentate in aula.

CAMPI DI RICERCA

Le cinque macro aree di ricerca del Metodo Pizzigoni

I campi di ricerca del Metodo Pizzigoni possono essere raggruppati, per finalità didattiche oltre che di ricerca, in cinque macro aree di approfondimento.

Metodo Sperimentale

Il metodo sviluppato da Giuseppina Pizzigoni per il rinnovamento profondo della scuola e della pedagogia.

Contesti di apprendimento

Scoprire, osservare, sperimentare, pensare, lavorare, creare. La scuola è il mondo, e il mondo è la scuola.

Scuola all’aperto

L’apprendimento intuitivo e scientifico inizia dall’esperienza a contatto e alla scoperta di spazi aperti naturali.

EdUCAZIONE artistica, estetica, etica

La pedagogia è arte dell’educazione, e allo stesso tempo è anche il seme dell’idea estetica che forma il senso etico.

Formazione degli educatori

Pensiero pedagogico ed esperienza alle basi del rinnovamento della scuola avviato dalla Pizzigoni.